Buongiorno!
Innanzitutto grazie alle nuove amiche che si sono aggiunte in questi mesi, passerò presto a salutarvi. E grazie anche alle vecchie che si sono preoccupate per me in questi mesi di latitanza dal blog…un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché il computer era occupato dal marito, un po’ perché ora il pc si è fuso, non sono più riuscita a dedicarmi al blog e a voi…
Innanzitutto grazie alle nuove amiche che si sono aggiunte in questi mesi, passerò presto a salutarvi. E grazie anche alle vecchie che si sono preoccupate per me in questi mesi di latitanza dal blog…un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché il computer era occupato dal marito, un po’ perché ora il pc si è fuso, non sono più riuscita a dedicarmi al blog e a voi…
Oggi però è un giorno importante per me: è il compleanno della mia dolce nonnina.
Una donna forte, tenace, temprata dalle avversità della vita. Una donna che
ha tanto sofferto, ma che non si è mai lamentata. Una donna che si è dedicata
alla sua famiglia, alle sue figlie e ai suoi nipoti.
Da bambina sei cresciuta quasi senza mamma perché era spesso in ospedale. Unica
femmina in casa, circondata da tanti fratelli e da un padre padrone, che quando
rientrava dal duro lavoro nei campi, stanco e affamato, non sentiva scuse, non
sentiva ragioni: il pasto doveva essere subito servito in tavola, altrimenti
erano botte. Non un rimprovero o un castigo, no, erano botte vere, come quello zoccolo in testa, con violenza, che ti
ha fatto sanguinare. E non gli importava se tu eri solo una bambina. Non gli importava
nemmeno che tu fossi a scuola. Ti veniva a chiamare e le maestre ti facevano
uscire di nascosto perché sapevano che se non ubbidivi ti avrebbe picchiata. E
tu hai sempre ubbidito e sei sempre stata una brava bambina, nonostante gli
scherzi e i soprusi dei tuoi fratelli. Tu gli volevi bene e li hai sempre
perdonati, li hai sempre scusati…”erano solo ragazzi”…
Ti sei sempre vergognata di non aver terminato le scuole elementari, ti
vergognavi degli errori che facevi quando cercavi di scriverci i biglietti
d’auguri per i nostri compleanni. E allora chiedevi a me, la tua nipote
maggiore, di scriverti in brutta copia gli auguri per gli altri nipoti, così
poi avresti ricopiato senza fare errori.
Il destino ti ha resa vedova troppo presto, hai sofferto, tanto, ma sempre
in silenzio. Ti sei fatta forza sulle tue figlie, ti sei preoccupata di me e
dell’altro nipotino in arrivo. Che porta il nome del nonno. E l’estate
successiva ci hai portati entrambi al mare, da sola. Non me lo ricordo, ero
troppo piccola. Ma ho i tuoi racconti e quelli di mamma e papà che ci raggiungevano nei
fine settimana, appena terminato di lavorare.
Hai sempre sofferto per le offese e le prepotenze dei tuoi cognati, perché
non ne hai mai capito i motivi. Tu che eri sempre disposta ad aiutarli, che ti
saresti fatta in quattro per loro, che avresti e hai spalato la “merda” per
loro. Ti faceva male. Quanto ti ha fatto male. Quanto ti hanno ferita. Ma hai
vinto tu, nonna. Sei stata più forte tu, nonna.
Ti sei sempre accontentata di
poco. Non hai mai preteso nulla. Mi hai insegnato che sono le piccole cose, i
gesti veri e sinceri, che ti scaldano il cuore. Come bere un semplice caffè insieme.
Quante volte hai insistito affinché facessi compagnia a te e mamma: "bevi
un po’ di caffè con noi…che ti fa bene!". Ti bastava che mi unissi a voi per rallegrarti l'intero pomeriggio.
Come ricevere in regalo i tuoi
cioccolatini preferiti. Felice come se ti avessero regalato il più bel gioiello
del mondo. Golosona!
Come farti coccolare da Ambra,
che non appena ti sentiva in fondo alla strada, iniziava ad abbaiare a più non
posso. Capivamo che stavi arrivando e la mamma iniziava a preparare il caffè. E
poi ridevi quando Ambra riusciva a rubarti il fazzoletto dalla tasca del
grembiule. E ridevi nel rincorrerla per cercare di riprendertelo.
Come dirmi quanto ti
piacessero i miei capelli. E prendertene il merito, perché eri stata tu a
pregare la Madonna affinché io nascessi sana e con i boccoli biondi.
Come la prima volta che sei
venuta a vedere la casa. Nei giorni e nei mesi seguenti non facevi altro che
parlarne. Orgogliosa di tua nipote e della sua bella casa. Di tutta quella luce
che filtrava dalle grandi finestre. Di quella bella cucina bianca.
Come il giorno del mio matrimonio.
Eri così tanto felice da corrermi incontro all’uscita dalla chiesa, mentre
ancora ci lanciavano il riso, per essere la prima ad abbracciarmi e baciarmi.
Quest'anno non ho potuto
regalarti i tuoi cioccolatini, nonna cara. Quest’anno non posso fare altro che pensarti
e dedicarti le tue rose.
Buon compleanno, nonna.
"Non piangere, ti dicevo, è vero, me ne andrò
prima di te, ma quando non ci sarò più ci sarò ancora, vivrò nella tua memoria
con i bei ricordi: vedrai gli alberi, l’orto, il giardino e ti verranno in
mente tutti i bei momenti passati insieme. La stessa cosa ti succederà se ti
siederai sulla mia poltrona, o quando farai la torta che ti ho insegnato a fare
oggi, e mi vedrai davanti a te con il naso sporco di cioccolato.. e
sorriderai…" (Susanna Tamaro)